martedì 30 marzo 2010

FELA KUTI - Music is the weapon



“Coloro che ti conobbero meglio dicono che non saresti mai potuto scendere a compromessi col male che tutta la vita hai combattuto. Anche se indebolito dal tempo e dal fato, sei rimasto forte nella volontà senza mai abbandonare il tuo obiettivo di un’Africa libera, democratica e socialista.”
Dichiarazione alla stampa del Fronte Democratico Unito Nigeriano in occasione della morte di Fela Aniculapo Kuti.

L’autoproclamatosi ‘Black President’ è un personaggio complesso che ha vissuto molte vite, ha cambiato pelle, è rinato più volte. E’ ‘colui che ha la morte in tasca’ (Aniculapo), che ‘non può morire per mano umana’, che mai si è arreso alle violenze subite dai militari Nigeriani.
Figlio di una famiglia di anticoloniasti e attivisti per l’emancipazione totale dei neri, Fela cresce in un contesto in cui sia il padre che la madre che i fratelli, ognuno a modo loro, lottano tutta la vita contro l’ingiustizia e la discriminazione razziale, contro il nepotismo e il clientelismo a favore dell’eguaglianza dei popoli. Al seguito del fratello parte per Londra nel 58 per studiare musica al Trinity College of Music. Lì conoscerà la prima delle sue innumerevoli mogli, da cui avrà il figlio Femi. Tornati in Nigeria nel ’63, Fela trova lavoro presso la radio nazionale e forma i Koola Labitos con i quali offre uno spettacolo di Highlife, una miscela di sonorità jazz e percussioni africane molto popolare all’epoca che non riesce a decollare del tutto, a causa dell’enorme concorrenza di altri gruppi che propongono lo stesso genere. In ristrettezze economiche, con molte difficoltà, Fela riesce ad organizzare una tourneè americana per il suo gruppo. Questa esperienza gli cambierà la vita. Il bravo ragazzo, educato in inghilterra, sposatosi a ventidue anni e suonatore del genere musicale più di moda all’epoca viene catapultato nel durissimo mondo dello show business americano, viene umiliato e sminuito, viene risvegliato da quell’esperienza che vive come l’inizio di una nuova vita. Scopre sè stesso e le sue radici africane. Una volta negli states scopre che nessuno è interessato a una band di highlife in un paese in cui di musicisti jazz ce ne sono tantissimi e di talento. Da una band africana, l’america si aspetta si ascoltare musica folkloristica africana e Fela rimane shockato e senza ingaggi. Una ragazza incontrata in quel periodo, Sandra Smith, gli parla di Malcolm X e delle Black Panthers e Fela viene a conoscenza di eventi storici africani di cui non era a conoscenza. Il Black Power e il funk di James Brown influenzano cosi’ tanto Fela, che al suo ritorno in patria comincia i suoi concerti col saluto tipico a pugno chiuso delle pantere nere e inventa letteralmente da zero un nuovo genere musicale:
L’afrobeat, un mix di musica tradizionale africana, highlife e funk caratterizzata da testi esplicitamente antigovernativi e critici nei confronti del clima politico vigente in quasi tutte le nazioni africane negli anni 60. Quando James Brown arrivò in Nigeria per delle date nel 1970, il suo bassista dell’epoca Bootsy Collins disse: “Fela aveva un club a Laogs, e quando ci andavamo venivamo trattati come re. Gli dicevamo che erano i tizi più funky che avessimo mai sentito in vita nostra. Voglio dire, eravamo la band di James Brown, ma ci cancellavano completamente! Fu un trip che non scambierei con nient’altro al mondo!”. Tony Allen, batterista di Fela e figura chiave nell’invenzione dell’afrobeat, afferma che Brown mandò il suo arrangiatore a dargli uno sguardo. “Guardava il movimento delle mie gambe e quello delle mani, e si segnava giù tutto. Presero molto da Fela quando vennero in Nigeria. E’ come se entrambi in qualche modo si siano influenzati a vicenda. Fela venne influenzato in America, James Brown in Africa.” E le lezioni apprese dal Godftaher of soul si fondono meravigliosamente con le ipnotiche vibrazioni dei balli tradizionali nigeriani in un mix solidissimo che le band dalla line-up estesissima che negli anni si succedono sotto la guida di Fela - Koola Lobitos, Nigeria 70, Africa 70, Egypt 80- garantiscono grazie a un gran numero di cantanti e ballerine che si vanno ad aggiungere alla già immensa band composta da sassofonisti, trombettisti, batteristi, percussionisti, chitarristi e bassisti. Le registrazioni del Black President hanno quindi una spiccata tendenza alla jam session caratterizzate da lunghissime parti strumentali che introducono le robuste ritmiche funk di Tony Allen alla batteria, la cui caratteristica è la rivisitazione in chiave moderna di ritmi tradizionali africani, chitarre e basso tipicamente funk e linee di fiati dal timbro corposo - dato dai sax tenori in maggioranza nella sezione - arrangiate a parti molto strette.
Sono i testi delle sue canzoni però che trasformano subito la sua figura da musicista che risveglia coscienze a perseguitato, a delinquente, a ribelle. Le autorità si accaniscono su Fela perchè rappresenta un reale pericolo per i militari; lui, che diceva cose che nessun giornale avrebbe osato pubblicare: gli scandali finanziari, la corruzione, la tirannia, lo sperpero di fondi pubblici. Il suo album più conosciuto ‘Zombie’per esempio descrive il comportamento senza cervello dei militari Nigeriani che eseguono ordini come robottini al soldo del potere. La polizia lo picchierà, stuprerà le sue mogli e gli smantellerà la casa più volte, fino all’episodio più clamoroso avvenuto il 18 Febbraio del 1977 in cui più di 1000 soldati armati assale la sua casa, nel frattempo ribattezzata ‘Repubblica di Kalakuta’, la circonda, brucia il generatore di elettricità e brutalizza i suoi occupanti per lo più familiari di Fela. Il black president viene trascinato via per i genitali fuori dalla casa, picchiato e salvato da morte certa solo grazie all’intervento di un’ufficiale. La 78enne madre di Fela viene scaraventata fuori dalla finestra e morirà qualche giorno dopo per le ferite riportate.
Nel 78 Fela fonda un’ organizzazione chiamata “Movement for the people” e dichiara di voler diventare presidente della Nigeria ma le autorità riescono a tenerlo fuori dalle votazioni con svariati stratagemmi legali. Fela muore a 58 anni il 2 agosto 1997 di AIDS.

“Mi rifiuto di parlare in catene, solo un revolver può farmi tacere”
Fela Kuti



Paolo Zecca






Nessun commento:

Posta un commento

 
Creative Commons License
This work is licensed under a Creative Commons Attribution-Noncommercial-No Derivative Works 3.0 Unported License.