giovedì 8 aprile 2010

SLY & the FAMILY STONE



Sly Stone il 15 marzo ha compiuto 67 anni.
Un anziano signore? Una vecchia leggenda ormai sbiadita che ha fatto il suo tempo?
Tutt’altro. Il 6 dicembre 2009 Sly ha firmato un nuovo contratto discogratico con l’etichetta Cleopatra Records e un nuovo album è atteso entro la fine del 2010. Mica male per un artista che era stato dato per finito a causa dei suoi innumerevoli problemi con la droga già a metà degli anni 70.
Dopo George Clinton e James Brown concludo quindi la sacra triade del FUNK parlando di Sly Stone, una di quelle figure, come Jimi Hendrix o Miles Davis, leggendarie per aver contribuito alla diffusione della black music al di fuori della ristretta cerchia della sola comunità nera negli anni 70 e per averlo fatto non limitandosi al solo aspetto musicale. La composizione del suo gruppo, la 'Family Stone' rappresentava già esplicitamente le intenzioni di Sly di rivolgersi a un pubblico vasto e variegato attraverso una formazione assolutamente rivoluzionaria per l’epoca: due donne, una trombettista e una tastierista, un chitarrista e un bassista neri e un batterista bianco. Una novità assoluta nel 1967 all’epoca dell’uscita del loro primo album 'A whole new thing'. Il successo dovuto all’aver cavalcato intelligentemente tutti i trend musicali e sociali di fine anni 60 creando un mix esplosivo di soul, rock, R&B, psychedelia e funk garantì loro un’immediata visibilità grazie a singoli come 'Dance to the music' e 'Everyday people' e per l’estate del 1969 Sly e la sua family Stone erano uno dei nomi più importanti in ambito musicale tanto da apparire, alla fine di quello stesso anno, nello storico concerto di Woodstock. Ma più crebbe la fama, più grandi si presentarono i problemi. Problemi inerenti principalmente l’uso massiccio di droghe illegali di cui Sly e la sua band facevano gran uso e che portarono fra le tante cose al deterioramento dei rapporti fra i componenti stessi della Family Stone, in particolare fra Sly, suo fratello Freddy e il bassista Larry Graham. Ma anche problemi inerenti la pressione che cominciava a esercitare sull’artista il partito delle Pantere Nere, a cui Sly si era legato, che richiedeva testi sempre più militanti che in qualche modo riflettessero le intenzioni e il pensiero del movimento del Black Power e la richiesta di rimpiazzare i musicisti e il manager bianchi della Family Stone con componenti neri. La presenza massiccia di droga e l’attenzione più focalizzata sul “godersi la vita” portarono inevitabilmente la band a produrre sempre meno tanto che nel corso di un anno e mezzo, dall’estate del 69 fino all’autunno del 71 pubblicarono un solo singolo 'Thank You (Falettinme Be Mice Elf Agin)' ultimo brano in assoluto prima di ben 20 mesi di totale silenzio. 'Thank you' però è importante sia dal punto di vista musicale che dei testi; Sly dichiara infatti esplicitamente la sua intenzione di non voler più far finta di essere qualcosa che non è, contento, pacifico e amorevole come era apparso nei suoi precedenti lavori e ironicamente ringrazia il suo pubblico per “avergli permesso di essere sè stesso” (thank you for lettin me be myself). Il brano è inoltre ritenuto il precursore di un modo di suonare il basso che da quel momento in poi verrà ripreso da praticamente chiunque decida di cimentarsi col genere “funk”: Il Thumping & Plucking, dai più conosciuto come “slap” e il merito va tutto al bassista Larry Graham, in seguito divenuto leader dei Graham Central Station, poi solista e infine bassista verso la fine degli anni 90 per Prince. Larry infatti comincia da giovane a suonare con la madre in una band priva di batterista ed è costretto quindi a supplirne la mancanza inventando un modo di pizzicare le corde del basso che riproduceva in qualche modo il suono ritmico di una batteria. 'Thank you' diventa immediatamente una hit da numero 1 in classifica alla sua uscita nel dicembre del 1969, nonostante facesse parte di un greatest hits e non avesse alcun album a farle da supporto ed è a tutt’oggi una delle 500 più grandi canzoni di tutti i tempi stilate da Rolling Stone. Successivamente i rapporti continuarono a incrinarsi tanto che il quinto e successivo album della band 'There’s a riot going on' del 71 viene quasi tutto sovrainciso da Sly stesso. Influenzato ormai dall’uso delle droghe e dalla “morte degli anni 60”, dagli assassini a fini politici, dalla fine del movimento dei diritti civili e dalla conseguente disillusione in termini sociali, Stone produce un lavoro in linea con la sua ultima dichiarazione in 'Thank you'. Sarà più sè stesso, più cupo, più concettuale e in esplicito contrasto con tutti i suoi lavori precedenti, fin troppo attenti all’orecchiabilità dei brani in funzione dei passaggi in radio: 'There’s a riot going on' risponde quindi esplicitamente alla domanda di Marvin Gaye 'What’s going on?'
I lavori successivi non vedono la partecipazione di Greg Errico alla batteria e di Larry Graham al basso, ma soprattutto vedono sempre più in primo piano Sly in veste di polistrumentista e sempre meno la presenza di una vera band di supporto, tanto che 'High on you' diventa il primo disco attribuito totalmente a Sly Stone. La sua dipendenza dalle droghe, la salute cagionevole e i suoi guai con la legge però si vanno ad aggiungere a un calo di popolarità del funk a favore della Disco Music e per Sly continua l’inesorabile declino, nonostante un paio di tentativi di riabilitazione con gli album 'Back on the right track' con alcuni degli originali membri della Family Stone e 'Ten years too soon', album di remix in chiave disco dei suoi più grandi successi. Nel 1981 si unisce alla crew di Clinton sull’ultimo album dei Funkadelic 'Electric spanking of war babies' e al relativo tour. A parte un ultimo album 'Ain’t but the one way' totalmente ignorato e un’apparizione sul singolo 'Crazay' di Jesse Johnson, ex chitarrista dei Time, nel 1986 Sly scompare del tutto dalle scene continuando a entrare e uscire di galera per possesso di cocaina, fino alla firma del nuovo contratto nel 2009 di cui ho accennato in apertura.
In conclusione:
La leggenda di sly stone non è stata legata solo al personaggio sopra le righe dalla vita dissoluta che arrivava in ritardo o non si presentava affatto sul palco durante le date dei suoi tour, ma è legata indissolubilmente alla sua musica che ha influenzato molte generazioni successive. Lo stile pionieristico di Sly e della sua band infatti su temi razziali, sessuali o musicali è stata di vera e propria ispirazione per artisti del calibro di Prince e Rick James negli anni 80 così come Public Enemy, Fatboy slim e Beck negli anni 90. Un caposaldo imprescindibile.

Paolo Zecca


SLY & THE FAMILY STONE - WOODSTOCK




SLY & THE FAMILY STONE - Thank You (Falettinme Be Mice Elf Agin)




SLY STONE - High on you

 
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